La Giunta della Regione Lombardia ancora una volta sugli « scudi » (in tutti i sensi). E’ scoppiata una nuova vicenda dai contorni da chiarire, che riguarda la Giunta e il presidente Attilio Fontana in particolare.
L’ambito è sempre la gestione della pandemia del coronavirus. La ditta Dama spa, di cui sono soci la moglie del governatore lombardo e il suo cognato, ha ricevuto dalla Regione Lombardia l’assegnazione di un appalto per forniture di camici e altri materiali santari. Importo: 513.000 euro. E il tutto senza gara!!!
E allora comincia il pasticciato balletto delle dichiarazioni e contro-dichiarazioni, da fare impallidire persino le sparate contradditorie degli esperti dell’OMS.
Diffatti, interpellato sulla questione, il presidente Fontana avrebbe, in un primo tempo dichiarato di non esserne al corrente (se c’era, dormiva). Tutto si sarebbe dunque svolto a sua insaputa. Sua moglie (con la quale vive sotto lo stesso letto e coon la quale dorme nello stesso letto) e il di lei fratello (quindi suo cognato) ricevono un apppalto dalla sua giunta e… (cantava De Gregori: « Alice aspetta un figlio… ») e lui non lo sa. Que dire? Scajola continua a far scuola nel centrodestra.
In un secondo tempo, è venuto fuori che Fontana sapeva dell’appalto, dichiarando che si era trattato di una « donazione ». Strano però che sia saltato fuori che è stata emessa una fattura da parte di Dama spa alla Regione Lombardia, per la fornitura dei famigerati camici.
Infine, colpo di scena, la fattura è stata stornata (Pof! Svanita!), dopo che l’affare è venuto fuori attraverso un’inchiesta giornalistica della trasmissione Report.
Dallo scoppio della pandemia del coronavirus, certo è che la Giunta Lombardia non si è fatta mancare occasioni per far parlare di sé con delle sonorissime ‘cappellate’. Per citarne solo alcune: l’ospedale Covid in Fiera Milano, rivelatosi una cattedrale nel deserto da smantellare per scarsissima (quasi inesistente) utilizzazione; la bufera sulla scelta di attribuire l’esclusività (sempre senza gara) dei test sierologici ai kit Diasorin (per una fornitura di 500.000 kit, al costo di 4 euro cadauno) rifiutando addirittura per esempio la Technogenetics che avrebbe offerto alla Regione 20.000 kit per test rapidi; senza parlare degli exploit dell’assessore alla Sanità(?) che ne ha combinate una più del diavolo, dovendo poi per esempio ammettere che la Regione aveva per legge la competenza ed i poteri per chiudere le zone rosse (decisione che avrebbe evitato i funesti disatri del contagio), fino alla ‘geniale’ spiegazione personificata del famoso « Rt 0,5 » per cui, selon le sue illuminazioni, ci sarebbero voluti due persone per infettare lui. E ora l’appalto alla moglie e al cognato del presidente della Regione, assegnato… a sua insaputa. (Ao! Arridatece Scajola!)
Adesso, ci mancherebbe solo che, come sono soliti fare i leghisti quando viene loro contestato un fatto, cioè, cercare di buttarla in casciara atteggiandosi da vittime perseguitate e tirando fuori peccati simili altrui, in Regione Lombardia, non se ne escano dicendo per assolversi: « chi è senza peccati ‘scajola’ la prima pietra« .