Sindaco, già che ci sei, perché non ordinare anche agli extracommunitari di… « sorridere » di notte!
L’ordinanza del sindaco di un paese irpino che ospita alcuni profughi. « Non conoscono il codice della strada, servono precauzioni per scongiurare incidenti« . Il fine sarà pure sacrosanto, ma i mezzi fanno discutere.
Flumeri, 3000 abitanti in provincia di Avellino, è uno dei tanti paesi italiani dove negli scorsi mesi sono arrivati dei profughi. Sono ospitati in un agriturismo e, a giudicare da un’ordinanza firmata dal sindaco Angelo Antonio Lanza, quando escono dalla struttura corrono e fanno correre gravi pericoli.
“Con una certa frequenza, tali cittadini transitano lungo i cigli delle strade comunali pericolosamente vicini alle automobili in transito. Tale situazione, soprattutto nelle ore pomeridiane e notturne, con l’approssimarsi del buio, rischia di generare incidenti e danni alle persone e cose”, scrive il primo cittadino.
La soluzione? Lanza ordina “l’utilizzo da parte degli extracomunitari residenti i Flumeri, in transito lungo le arterie comunali, l’utilizzo nelle ore pomeridiane e notturne di giubbotti catarifrangenti che consentano agli automobilisti di individuare per tempo i pedoni lungo i cigli delle strade. Avevo chiesto alla cooperativa che gestisce l’accoglienza dei profughi di farsi carico della sicurezza dei nostri ospiti e di quella degli automobilisti, ma le sollecitazioni verbali sono cadute nel vuoto. Non mi ha mai sfiorato l’idea di mettere in atto un provvedimento discriminatorio: l’ordinanza che ho firmato ha il solo obiettivo di evitare il ripetersi di incidenti”, ha spiegato il sindaco alla stampa locale.
Fa però discutere il fatto che l’ordinanza non riguardi tutte le persone che vivono a Flumeri, ma solo gli extracomunitari. “Non essendo italiani, non conoscono il codice della strada che, anche per i miei concittadini, impone una serie di precauzioni, come quella appunto di rendersi visibili agli automobilisti soprattutto se da pedoni percorrono una strada poco illuminata”, sostiene Lanza.
La Cgil irpina però attacca l’ordinanza, definendola “ridicola” e “discriminatoria. Diventa paradossale preoccuparsi di ordinare giubbotti catarifrangenti facendo finta di non vedere che in molti casi questi ragazzi stanno affrontando il rigido inverno irpino senza giacconi e senza scarpe adeguate alla stagione”, sottolinea Vincenzo Petruizziello, segretario provinciale del sindacato.