Niente indemnità di disoccupazione a chi non parla l’inglese.
Pressing del governo britannico sugli immigrati: quelli che non parlano la lingua inglese non potranno beneficiare di sussidi di disoccupazione. Il primo ministro britannico David Cameron agli immigrati disoccupati: «serve per trovare lavoro». Con l’accordo di integrazione, anche in Italia, gli immigrati devono conoscere l’italiano.
Pressing del primo ministro britannico, David Cameron, che, di fronte alle cifre inquietanti della disoccupazione in Gran Bretagna, ha minacciato di togliere i sussidi di disoccupale agli immigrati disoccupati che non sanno l’inglese.
«Dobbiamo liberarci dalla vecchia idea che si può ricevere gli aiuti di Stato senza condizioni. C’è qualcosa che putete fare per trovare lavoro ed poter parlare l’inglese fa parte di questo», ha detto David Cameron, sottolineando che «se gli immigrati parlano inglese, è un bene per loro ed è un bene per il contribuente, perché non si sprecano più i soldi per la previdenza sociale. E’ un bene per l’economia perché vogliamo che ci sia più gente a lavorare, ciò che rende l’economia più forte e più produttiva».
La riforma della disoccupazione del governo britannico prevede che i lavoratori potenziali possano frequentare dei corsi di lingua.
In Italia, per il momento, il test di italiano è obbligatorio solo per il permesso di soggiorno CE lunga durata (ex carta de soggiorno).
Tuttavia, dall’entrata in vigore dell’« Accordo di integrazione », per poter rimanere in Italia, tutti i nuovi immigrati dovranno dimostrare di aver acquisito, nel giro di due anni, una conoscenza di base della lingua italiana.
Sulla riforma britannica, c’è da dire: «No Spic? No spicc…!», ossia «No Speak? No « spicci…oli« !»
Elvio Pasca