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IMMIGRAZIONE E DISOCUPPAZIONE: « Permesso di soggiorno di almeno due anni a chi ha perso il lavoro »

Intervista a Giuseppe Casucci (UIL)! 

« Bisogna salvare chi è stato colpito dalla crisi e ora rischia di dover lasciare l’Italia. Non sprechiamo cervelli e risorse. Riaprire un canale di ingresso regolare« . 

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Anche se la crisi non è finita, i segnali che arrivano dal mercato del lavoro fanno sperare. In particolare, è tornata leggermente a salire l’occupazione dei lavoratori stranieri. Quelli che però intanto hanno perso il posto rischiano ancora di perdere anche il diritto di rimanere in Italia. Serve un paracadute, anche per farli tornare a essere attori dello sviluppo dell’Italia.

Nel secondo trimestre del 2015 si è registrata una crescita del 4,2% delle assunzioni di lavoratori stranieri rispetti allo stesso periodo dell’anno precedente” conferma a Stranieriinitalia.it Giuseppe Casucci, coordinatore nazionale del Dipartimento Politiche Migratorie della Uil. “Il tasso di disoccupazione – sottolinea – ora è al 16,9%, mentre era arrivato anche al 18%, quando per gli italiani non ha mai superato il 13%”.

L’impatto della crisi è stato comunque fortissimo… 

“Sì. Il Dossier Idos ci dice che lo scorso anno ci sono stati quasi 150 mila permessi scaduti e non rinnovati. La causa è soprattutto la perdita del posto di lavoro. C’è chi è andato via, ma tantissimi sono rimasti qui da irregolari, continuando a lavorare in nero. Senza tutele, guadagnando di meno”.

Perché la crisi ha colpito di più gli stranieri?

“Perché ha colpito maggioramente i settori nei quali erano occupati e perché, rispetto agli italiani, sono più deboli e facilmente ricattabili. C’è il forte sospetto che a tanti di loro i datori abbiamo detto: puoi continuare a lavorare per me, ma in nero. È vero che i lavoratori stranieri sono anche i primi a essere richiesti quando l’economia riparte, il problema è che quelli che intanto hanno perso il permesso di soggiorno non possono più essere assunti”.

Una volta diventati irregolari, insomma, non ci si salva più?

« Con le norme attuali, no. Se perdi il permesso di soggiorno, sei fuori dal mercato del lavoro regolare. È per questo che quando la crisi economica si è aggravata i sindacati hanno chiesto e ottenuto che il permesso di soggiorno per attesa occupazione, rilasciato a chi ha perde il lavoro, durasse il doppio: non più sei mesi, ma almeno un anno e comunque, se superiore, per tutta la durata degli ammortizzatori sociali”.

E ora quell’anno di tempo è sufficiente?

“Evidentemente no, se 150 mila persone hanno perso il diritto di rimanere in Italia. È per questo che bisognerebbe estendere ulteriormente, ad almeno due anni, la validità del permesso di soggiorno per attesa occupazione. È una richiesta che abbiamo fatto più volte al governo, non ci hanno mai detto di no, sono stati possibilisti, ma intanto non è cambiato niente”.

Si dovrebbe insomma cambiare di nuovo la legge?

“La strada migliore sarebbe una modifica al Testo Unico sull’Immigrazione, magari con un emendamento al disegno di legge di stabilità 2016 in discussione in Parlamento. Intanto, però, si potrebbe anche dare un’indicazione alle Questure, con una semplice circolare. La legge attuale dice infatti che il permesso per attesa occupazione deve essere valido “per un periodo non inferiore a un anno”, è quindi già possibile rilasciare permessi validi due anni”.

E se intanto economia e occupazione ripartissero davvero?

“In quel caso l’Italia avrà ancora più bisogno di lavoratori stranieri. Che senso ha cercarli all’estero senza prima far lavorare di nuovo quelli che sono già qui? Costringere ad andare via persone già formate, che vivono da anni in Italia, è uno spreco di cervelli e di risorse assurdo. Dobbiamo salvare chi sta per perdere il permesso di soggiorno, prima che vada a ingrossare le fila degli irregolari”.

Gli ingressi per lavoro dall’estero sono bloccati da anni. Non sarebbe il caso di mettere in cantiere anche un nuovo, vero, decreto flussi?

“In piena crisi è comprensibile che si sia scelto di ridurre gli arrivi. Inoltre, così com’è, il decreto flussi non funziona, diventa un mercato delle domande, pagate dagli stranieri stessi, non uno strumento di incontro tra domanda e offerta. Il meccanismo degli ingressi per lavoro andrebbe modificato, ad esempio reintroducendo la figura dello sponsor”.

Frontiere chiuse finché non si trova un nuovo sistema?

“No. Bisogna comunque autorizzare nuovi ingressi per lavoro, anche perché al momento non esiste un canale regolare di ingresso in Italia. Non possiamo ignorare che sui barconi salgono e muoiono anche migranti economici. Se avessero un altro modo per venire qui, non si affiderebbero agli scafisti. Ben vengano quindi nuove quote per i settori dove c’è richiesta di manodopera e per i lavoratori di quei Paesi che ci aiutano a fermare i barconi e che in questi ultimi anni non hanno avuto nulla in cambio”.

Elvio Pasca

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