Contropelo al… prezzo?
Il curioso caso di un’acconciatrice africana di Padova, che aveva un listino diffenziato per “black” e “white”. L’ira del sindaco leghista.
Il razzismo è razzismo. Anche quando, rispetto al solito, è al contrario. Anche dal parrucchiere. Uno curioso caso di apartheid tricologico salta fuori dalla cronaca locale di Padova. È scoppiato nel negozio di un’acconciatrice di origine africana, vicino alla stazione, dopo l’esposizione di un listino prezzi che distingue tra clienti neri e bianchi, a svantaggio di questi ultimi.
Un taglio “black”, destinato ai clienti africani, costa 6 euro. Il taglio “white”, per chi africano non è, 10. Stesse distinzioni per la barba: solo 3 euro se fatta a un nero, ma un bianco deve pagarne 6. Solo la tinta non fa distinzioni: 10 euro per tutti.
Al sindaco di Padova Massimo Bitonci, Lega Nord, non deve essere sembrato vero poter combattere, per una volta, una battaglia antirazzista. Così è piombato al Gloria Coiffeur Beauty Center con i vigili urbani e ha fatto sequestrare il listino.
“È un episodio di razzismo al contrario. Vedremo quale ipotesi di reato si configurerà” tuona il sindaco sul Gazzettino. Poi però evidentemente si ricorda di essere un leghista e aggiunge: “Devono capire una cosa: che a casa nostra comandiamo noi”.
L’acconciatrice, secondo il giornale, si sarebbe giustificata così: ”I capelli dei bianchi sono più lunghi”. Una difesa traballante, che rischia di riempirle il locale di calvi che pretenderanno di farsi acconciare gratis i pochi peli superstiti.
Stranieriinitalia.it